Rischi organizzativi sul lavoro: come individuarli e gestirli
L'attenzione nei confronti del benessere dei lavoratori nei luoghi di lavoro è cresciuta negli ultimi anni. Accanto a quei rischi per la salute e sicurezza più evidenti, come quelli relativi a sostanze pericolose, macchinari pesanti, agenti fisici e chimici, i datori di lavoro sono tenuti a valutare e ridurre anche i rischi organizzativi, o psicosociali, che derivano dai rapporti con i colleghi, dal peso delle responsabilità date al singolo lavoratore, dai turni stressanti ecc.
In questo contenuto di Global Medical Service, vogliamo porre un'attenzione particolare sulla valutazione dei rischi organizzativi, in modo che ogni datore di lavoro possa tutelare la salute e sicurezza fisiche e mentali di tutti i lavoratori.
Cosa sono i rischi organizzativi?
I rischi organizzativi sono quei rischi che possono incidere negativamente sulla produttività in azienda. Non si parla molto di questi fattori all'interno dei documenti ufficiali di Legge, come il Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, Decreto Legislativo 81/08, ma si tratta di pericoli che possono ledere alla salute e sicurezza dei dipendenti.
Questo perché impediscono il raggiungimento di obiettivi aziendali, ma anche di uno stato di benessere e tranquillità nell'ambiente di lavoro. Secondo un rapporto dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro del 2009, i rischi organizzativi, intesi come tutti quelli che possono generare stress e criticità tra i lavoratori, costano ogni anno, a un totale di 15 Paesi europei, ben 289 miliardi di euro.
Cause del rischio organizzativo tra i lavoratori
I rischi organizzativi sono causati da svariati fattori: la vita lavorativa risente di una accelerazione del ritmo di vita in generale, che determina un’intensificazione del lavoro, con ritmi costantemente incalzanti, la necessità di eseguire più compiti contemporaneamente e il bisogno di acquisire nuove competenze per migliorare le performance o per mantenere il proprio stato lavorativo.
Non solo: il lavoratore moderno risente della crisi economica, dei rapporti con i colleghi e i superiori, delle responsabilità che gli vengono conferite, dei turni di lavoro, delle scarse possibilità di crescita professionale e personale.
Oggi, purtroppo, non sono neanche rari i casi di discriminazione all'interno delle aziende e di violenza. I ragazzi più giovani, le donne, i lavoratori stranieri, anziani, disabili possono subire abusi psicologici da colleghi e superiori, creando non solo danni alla salute mentale del dipendente, ma anche carenze a livello organizzativo e produttivo.
Molestie sessuali, mobbing, abusi verbali sono una piaga che molte normative stanno cercando di contenere e punire, come la convezione ILO 190/2019. Altro fenomeno molto diffuso oggi, soprattutto tra i liberi professionisti, è il burnout, dovuto a un sovraccaricamento quotidiano di lavoro.
Tutti questi fattori che possono portare all'aumento dello stress tra i lavoratori vengono chiamati rischi psicosociali e hanno effetti negativi prima di tutto sulla salute mentale dei lavoratori e poi su quella fisica.
Linee guida per la valutazione e gestione del rischio organizzativo
La valutazione del rischio organizzativo è obbligatorio per tutti i datori nelle aziende e deve prestare particolare attenzione al rischio di stress lavoro correlato. Quest'ultimo è descritto come condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro.
Nella valutazione dei rischi organizzativi, il titolare dell'azienda deve collaborare anche con i suoi dipendenti. Deve infatti raccogliere informazioni dai membri del suo organigramma circa il livello di benessere all'interno dell'impresa. Per questo, può usare:
sondaggi anonimi
focus group
indagini riguardanti gli episodi di violenza, discriminazione e disguidi.
Deve assicurarsi che tutti i fattori che possono sottoporre i lavoratori a situazioni stressogene siano individuati, analizzati e trattati.
Una volta individuate tutte le informazioni utili per elaborare degli interventi con misure di prevenzione e protezione di ogni lavoratore da situazioni stressanti, di discriminazione, violenza o, in generale, malessere, è il momento di redigere il documento DVR e mettere in pratica delle azioni preventive.
Tra queste, la formazione è certamente quella più efficace, in quanto sensibilizza gli impiegati sul tema del benessere nei luoghi in cui si opera, crea in loro consapevolezza sui sintomi e conseguenze di un malessere in azienda e offre risorse per contrastare episodi di nervoso, depressione, ma anche violenza e abuso.
Dopo l'analisi del rischio
Esiste un documento che indica le direttive per l'analisi di situazioni stressogene nelle imprese e l'adozione di metodi di prevenzione delle stesse. Si tratta della Circolare del Ministero del Lavoro del 18 novembre 2010. Essa indica due fasi di analisi: la prima, quella preliminare, mira ad attività di raccolta di informazioni circa la sicurezza sul lavoro in azienda, anche ascoltando i dipendenti; la seconda, quella approfondita, consente di verificare che le misure applicate sul posto di lavoro siano valide ed efficaci.
La gestione del rischio organizzativo deve consistere in un processo continuo. Il datore di lavoro deve verificare l'efficacia delle misure adottate, attuando eventuali nuovi interventi nel caso in cui l' ambiente in cui si lavora lo richieda.
In questa fase di sviluppo degli interventi per la tutela degli impiegati, le organizzazioni devono anche svolgere iniziative di informazione e sensibilizzazione rivolte a dipendenti, dirigenti e preposti per coinvolgere tutto l'organigramma nella ricerca di un benessere condiviso e per creare maggiore consapevolezza circa le condizioni all'interno dell' impresa. Se poi i dipendenti dovessero notare dei margini di miglioramento, potranno così partecipare all'elaborazione di nuovi interventi per la salute e sicurezza sul lavoro.
Conclusioni
L'articolo 15 del Testo Unico dice che tra le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori c'è il rispetto dei principi ergonomici nell’organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo.
Se non si tiene conto di queste condizioni lavorative, si rischia di portare i propri dipendenti a soffrire il logorio, l'alienazione, l'affaticamento e la depressione. La normativa di riferimento per l'analisi di questi fattori che possono portare all'insorgenza di malattie professionali, derivanti da problemi psicologico, sottolinea un calcolo delle probabilità che il lavoratore percepisca una condizione di malessere e anche la sua partecipazione all'elaborazione di interventi mirati a prevenire qualsiasi pericolo organizzativo.
In Global Medical Service affianchiamo le aziende in tutti gli aspetti che concernono la sicurezza all'interno di un'impresa. Con la nostra esperienza nel settore, sappiamo condurre ogni attività verso il rispetto dei suoi adempimenti, attraverso corsi di formazione per lavoratori a Milano e Melzo, servizi di medicina del lavoro e consulenze in materia di sicurezza.
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Scritto da Paolo Calderone
https://www.linkedin.com/in/paolo-calderone/
Professionista con più di 25 anni di esperienza maturati nell’ambito della gestione dei servizi di medicina, formazione e sicurezza sul lavoro, fornisce consulenza alle Aziende che desiderano tutelarsi da tutte le sanzioni in cui si potrebbe incorrere a causa del vasto quadro normativo concernente la sicurezza sul lavoro (D.Lgs 81/08). Docente dei corsi di formazione per le figure professionali previste dal D.lvo 81/08.
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